Tematica:
CASTELLI NEL NOVECENTO - Fratelli Barbaglia (dicembre 1937 - aprile 1940)

Titolo:
01 - Pietro Barbaglia ed il gruppo di piatti Fratelli Barbaglia

Descrizione
Il rinvenimento in varie collezioni private di un gruppo di ceramiche firmate sul retro “Fratelli Barbaglia Castelli”, riconducibili tutte a una medesima mano e ispirate ad opere del pittore abruzzese Teofilo Patini, ha costituito un motivo di grande interesse poiché, prima del loro rinvenimento , non risultava altresì documentata a Castelli di una qualsiasi attività svolta da questi fratelli.
Fonti orali, però, riferivano di un certo Barbaglia piemontese, confinato politico a Castelli, che intraprese attività di commerciante di ceramiche, commissionando lavori al pittore Gino Pardi e inviando i manufatti ad Arona, dove il fratello si occupava della vendita.
La presenza di un Barbaglia a Castelli trova riscontro nel dattiloscritto inedito di Aldo Di Flavio “I confinati e internati politici antifascisti a Castelli (Te)” ove si legge: Barbaglia Pietro, fu Pietro e fu Pastori Elisabetta – nato ad Invorio (No) – Foglio di via obbligatorio in data 30/4/1940 del podesta’ di Castelli. Successive accertamenti svolti presso il comune di Invorio hanno permesso di individuare il nostro in PIETRO, nato a Invorio Inferiore (NO) il 15/01/1887, coniugato in Seveso con Puerari Daria il 26.09.1908, emigrato in Arona (NO) il 16.08.1932 ed ivi deceduto in data 29.12.1951. Nella scheda anagrafica individuale risultava come professione o condizione "viaggiatore", mentre nell'atto di decesso risultava "commerciante".

Il riferimento a Gino Pardi trova puntuale riscontro stilistico dal il confronto con opere certe del pittore , nonché dal rinvenimento da parte di Troiano, di un disegno preparatorio di una delle opere conservato presso gli eredi del Pardi.
L’attività artistica del Teofilo Patini pittore natio di Castel di Sangro (AQ), massone e anticlericale, fu tesa essenzialmente alla rappresentazione e alla denunzia di problematiche sociali e non ha, allo stato attuale, ad eccezione delle opere in oggetto e di altri sporadici episodi, interessato come fonte di ispirazione i pittori di Castelli.
Le terribili condizioni umane raffigurate dall’artista, spesso con feroce verismo, mal si conciliano con la decorazione ceramica. Destano pertanto stupore i soggetti riportati su questi piatti, cosi particolari e inusuali tanto da suggerire un legame tra i temi raffigurati e l’attività politica del committente Barbaglia.

Le iconografie patiniane utilizzate dal Pardi fin ora rinvenute sono:
Pancia e Cuore : soggetto presente su tre piatti tratto, variando l’ambientazione, dal dipinto “Pancia e cuore” di Teofilo Patini, realizzato nel 1894, oggi nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

San Carlo Borromeo tra gli appestati: Il soggetto, semplificato e con numerose varianti, è tratto dalla pala d’altare “San Carlo tra gli appestati” dipinta da Teofilo Patini (1840-1906) nel 1888 per il Duomo dell’Aquila (opera perduta con il terremoto del 2009).

San Carlo Borromeo tra gli appestati: Soggetto semplificato e con varianti, tratto da una pala d’altare della Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati in San Demetrio ne’ Vestini (aq). Dipinta nella fase più matura della carriera del Patini, l’opera è da considerasi quasi una replica della tela del Duomo aquilano: differisce da questa soprattutto per l’ambientazione qui inserita nel cortile di Palazzo Fiore a L’Aquila.

Cristo nell’orto: tratto dalla tela oggi conservata presso la pinacoteca patiniana di Castel di Sangro e di proprietà della banca popolare abruzzese marchigiana.

Vanga e latte: Soggetto semplificato e con numerose varianti tratto dalla grande tela realizzata da Patini nel 1884 oggi a Roma, presso il Ministero dell’agricoltura.


Autore e data pubblicazione documento
Roberto Durigon / 25 ottobre 2010


1 - Piatto 1
2 - Piatto 1
3 - Piatto 1
1 - Piatto 2
2 - Piatto 2
3 - Piatto 2
4 - Piatto 2

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